mercoledì 5 settembre 2012

Stronze si nasce? o si diventa?


Quando avevo all'incirca dodici anni avevo già deciso cosa volevo fare da grande: la scrittrice, ne ho le prove, su un astuccio Hollie Hobbie del 1983, la mia firma recitava così "Irene Vella scrittrice".
Ma io mica volevo fare la scrittrice tipica, o almeno quella che nel mio immaginario, o meglio in quello di mia madre, era la scrittrice tipica.
Io volevo fare la scrittrice "topa a bestia".
Ma non tutti la pensavamo così.
Già perchè mia madre aveva i suoi regolamenti non scritti  che valevano più di qualunque legge.
A scuola ci si va per studiare, non per fare le sfilate.
Io ci ho provato a fare la brava bambina, fino alla prima superiore, mi mettevo delle mise che nemmeno le matrioske russe avrebbero saputo eguagliare.
Sui capelli stendiamo un velo pietoso, la mia mammina adorava il fai da te, e sperimentava tagli con il pentolino e permanente sulla mia folta capigliatura.
Dal primo giorno di scuola superiore sono stata perculata per delle mesate sul pullman dei pendolari.
Avevo delle frangette homemade da far invidia a Valentina Crepax, solo che io ce l'avevo tagliate all'altezza dell'attaccatura dei capelli "così almeno vedi bene alla lavagna" ( e un ti preoccupà che non solo vedo bene ma mi si vede anche parecchio bene da lontano, c'ho la fronte che luccica)
Non si mette lo smalto alle unghie, è simbolo di mignottaggine (o spiegateglielo voi io sono circa 30 anni che me le coloro, ma quando vede rosso è come i tori, le parte il sopraccicglio sinistro e lo sguardo di disapprovazione in sincrono). 
Poi a quindici anni è arrivata lei, la mia musa ispiratrice, colei che mi ha fatto capire che "le brave bambine vanno in paradiso: le cattive dappertutto", ed è stato amore a prima vista.
Madonna, mi ricordo che alla vista di "In to the groove" decisi che sarei stata come lei, dai capelli in giù nessuno avrebbe deciso per me ma finalmente io libera da tutto e da tutti al grido di " con il fiocco in testa vado lesta, con il crocifisso al collo io non mollo e con la mini girognocca si guarda ma non si tocca" sarei stata padrona delle mie mise e soprattutto dei miei capelli.
E quindi che facevo? partivo vestita tipo suore orsoline e poi nel mio ascensore/regno mi cambiavo: la gonna girocaviglia veniva opportunamente arrotolata e diventava girocoscia, i capelli venivano cotonati e abbelliti con fiocco di pizzo coordinato ai guantini senza mani, et voilà la figa madonnara anni 80 è servita.
Però, c'è sempre un però, se un  ci nasci figa dentro, con la farfalla di Belen tatuata sulle chiappe, il risultato sarà quello di ottenere una quindicenne secca come un chiodo (sono anni che aspettavo questo momento: sì ero secca ma secca veraaaaaaa, mica anoressica. Magnavo come un camionista solo che c'avevo un metabolismo che viaggiava a 1200 e quindi la mia colazione delle 1030 poteva essere composta da: bombolone, rosetta con wurstel e salsa rosa e qualcos'altro di dolce) che corre come una giraffa sbilenca, ride come una iena in modo scomposto, e nel mentre lo fa si muove anche tutta, perchè un ce la fa a stare ferma.
E invece le vere fighe stronze non corrono: sfilano.
Non mangiano: assaggiano, e poi lasciano quasi tutto nel piatto.
Non ridono, se non alle spalle, e comunque è un sogghigno, altrimenti si sfa il trucco.
Le stronze spesso non parlano: occhieggiano, basta un sopracciglio alzato a sin invece che a destra e potresti essere fottuta.
Ebbene sì: stronze si nasce.
Non ci si diventa.
Magari ci si prova.
A quindici sembravamo delle giraffe.
A quaranta sembriamo le ippopotamine con il tutù di Madagascar .
Però più magre.
E più fighe.
Forse.
Ma anche no.
Irene

Nessun commento:

Posta un commento